2008/10/22

1968/10/22: Rientro nell'atmosfera e "splashdown" nell'Oceano Atlantico

Dopo quasi undici giorni trascorsi nello spazio per Walter Schirra, Walter Cunningham e Donn Eisele è giunto il momento di rientrare sulla Terra. Alla 163ma orbita e dopo aver compiuto un viaggio di oltre 6 milioni e mezzo di km, ha inizio una delle fasi più delicate dell'intera missione, l'ultima incognita: il rientro nell'atmosfera.

Alle 11:56 ora italiana, dopo che è avvenuta la separazione tra il Modulo di Comando (CM), dove si trovano i tre astronauti e il Modulo di Servizio (SM), ha inizio il rientro attraverso gli strati densi dell'atmosfera. Da questo momento ha inizio il "black-out" nelle comunicazione tra il veicolo spaziale e la base di controllo sulla Terra a Houston, la cui durata è di circa tre minuti.

Raffigurazione artistica del rientro di una capsula Apollo nello spazio (credit: Spacefacts).


Sopportando una temperatura che si avvicina ai 2600 gradi centigradi, l'Apollo supera indenne, grazie allo scudo termico di cui è dotato, la fase più complicata del ritorno. Ora non resta che attendere la parte finale della discesa: l'apertura dapprima di due piccoli paracadute a circa 7000 metri di altezza, seguiti poco dopo da tre paracadute molto più grandi che permetteranno a Schirra, Eisele e Cunningham, i tre pionieri del programma Apollo, di ammarare nelle fredde e mosse acque dell'Oceano Atlantico. Già da alcuni giorni la portaerei americana Essex, addetta al recupero dell'astronave, sosta nella zona prevista per lo splashdown.

L'illustrazione raffigura la discesa finale di una capsula Apollo dallo spazio (dal libro "Navi spaziali" di Kenneth Gatland, 1969).


Ripristinato il collegamento radio tra la capsula e il Centro di Controllo, alle 12:07 italiane, puntuali si aprono i due piccoli paracadute stabilizzatori, importanti per orientare l'Apollo in una discesa più rettilinea e per fornire una ulteriore decelerazione all'equipaggio che si trova a bordo. Un minuto dopo si dispiegano i tre grandi paracadute principali che rallentano la capsula al momento del contatto con l'acqua da una velocità di 280 km/orari a 35 km/orari.

Alle 12:12 ora italiana lo "splashdown" nelle agitate acque dell'Oceano Atlantico. Walter Schirra, Donn Eisele e Walter Cunningham sono di nuovo a casa, dopo una fantastica "galoppata" di 163 orbite intorno alla Terra in dieci giorni, 20 ore e 9 minuti.

La cartina mostra il punto in cui l'Apollo 7 è ammarato (credit: Spacefacts).


Dopo l'ammaraggio e l'arrivo degli uomini rana avviene l'apertura del portello, a undici giorni esatti dalla sua chiusura; gli astronauti possono finalmente respirare la fresca aria marina (credit: Spacefacts).


Foto AP7-68-H-1037, scansione di Ed Hengeveld.


Foto AP7-68-H-990, scansione di Ed Hengeveld.


Un astronauta alla volta, "ingabbiato", viene recuperato e portato a bordo dell'elicottero (foto AP7-68-H-991, scansione di Ed Hengeveld).


Eccoli, i tre astronauti di Apollo 7, dopo undici giorni di volo nello spazio. Barbe lunghe, facce stanche ma sorridenti per il felice risultato conseguito con la loro missione: la Luna per l'America ora è più vicina (foto AP7-S68-52542, scansione di Ed Hengeveld).



Walter Schirra, Donn Eisele e Walter Cunningham a bordo della portaerei Essex che li ha recuperati (foto AP7-68-H-984, scansione di Ed Hengeveld).


Foto AP7-68-H-986, scansione di Ed Hengeveld.


Foto AP7-S68-49744, scansione di Ed Hengeveld.


Le voci di Piero Angela e Tito Stagno raccontano gli eventi per i telespettatori dei telegiornali RAI del 22 ottobre 1968: